
Ieri sera pensavo a quando ho imparato a viaggiare. Forse viaggiare è un po’ come andare in bicicletta… ce l’abbiamo tutti dentro. Basta buttarsi la prima volta, trovare il proprio stile di pedalata e il proprio equilibrio, si testa la velocità e poi non ci si dimentica più come si fa. Pensavo a quelle sere, prima di un viaggio con i miei o con chissà chi altro o da sola.
Ho sempre sentito quella sorta di sensazione di “farfalle allo stomaco” la sera prima di una partenza e l’ho sempre percepita mentre preparavo il mio zaino. Ho pensato che ho due grandi genitori che mi hanno insegnato a viaggiare e che, quando è stata ora, mi hanno dato un calcio nel di dietro e mi hanno messo su di un pullman per Monaco di Baviera. Avevo 14 anni ed era la prima volta che me ne andavo in giro all’estero senza di loro. Ho pensato che sia stata una grande cosa che io abbia fatto gli scout per molti anni ed ho pensato inoltre che è vero che si è scout tutta la vita. Non tanto per il fatto che si portino i pantaloncini corti e chissà che fazzolettone al collo. E’ una questione di spirito e di attitudine.
Ed è qui che si è fermato il mio pensiero. Ed è qui che io lo metto assieme al fatto che oggi sia l’otto marzo. Ebbene … c’è un momento nella vita di tutto in cui qualcosa che facciamo diventa automatico, congenito, spontaneo. Badate bene … non è quell’automatico fatto di abitudine, vuoto, stanchezza. E’ quell’automatico che diventa attitudine totale. E’ quell’automatico che, come due palline di pongo colorate, si fonde con il nostro essere.
Finché tali argomenti non diventeranno qualcosa di insito nella nostra vita e nel nostro pensiero, quelle celebrazioni varranno solo per il tempo in cui occuperanno il nostro essere. Non è questione di celebrare le donne oggi. E’ questione di celebrare l’essere umano sempre e far sì che non si creino disparità o sopprusi tali da dover ricorrere ad un preciso giorno all’anno per far notare a tutti che si ha la testa alzata con orgoglio sempre. C’è una donna dalla storia difficile e, a mio avviso, anche vissuta nella modalità sbagliata (perché gli intenti c’erano tutti). Questa donna è Ulrike Meinhof e di certo non può essere presa ad esempio per tutte le cose che ha combinato e le vite che ha fatto dissolvere. C’è una sua frase che, malgrado tutto, ha perfettamente senso in molti ambiti della vita … almeno la mia.
Oggi va così …
Ciao Giovy, piacere di conoscerti! Mi piace il tuo blog, ti seguo!
Piacere mio e benvenuta!
Che personaggi che ci ha dato la storia… decisamente una persona volitiva, attiva. Se non sbaglio, ma dovrei controllare, è morta assassinata in prigione… ciaooo
Infatti lei non è di certo da prendere come esempio.
Lei ha solo scritto quella frase e in quelle parole io ci credo molto.
Ovvio che quella frase vada straniata dalle azioni della Meinhof
sono qui per celebrare l'essere umano sempre.
Io penso che tu sia veramente speciale Giovy, lo dico col cuore.
Esseri umani, non donne e uomini…la penso esattamente come te!
Un abbraccio!
@Hombre: 🙂
@Miss: ti ringrazio davvero tanto Miss.