
Leggevo l’altro giorno che Guernica (il quadro) compie 75 anni e si concede un piccolo restauro. Mi ricordo ancora quel giorno che, facendomi grande forza, ho affrontato per un tot di ore la visione di quel che il grande Reina Sofia di Madrid contiene. Quel giorno ci andai essenzialmente per vedere Guernica e non mi sarei mai aspettata di innamorarmi di un museo così complesso come quello.
E’ davvero difficile entrare al Reina Sofia con la mente sgombra da pregiudizi relativi all’arte contemporanea ed è altrettanto impossibile uscirne senza un’opinione netta e decisa. Come vi ho già ampiamente scritto, spesso mi capita di recarmi al “cospetto” di opere d’arte di qualsiasi genere con un atteggiamento quasi religioso che mi fa sentire piccola rispetto a tutto ciò che mi circonda. Per Guernica fu così.
Decisi, non appena entrata nel museo, di recarmi direttamente a vedere quel capolavoro di Picasso e mi fermai solo per dare risalto a quello che è il percorso che il museo propone prima di arrivare, frontalmente proprio come mostra la foto qui sopra, davanti a Guernika. E scriviamolo con la K che in Basco si dice così. Quella specie di labirinto di disegni preparatori ed informazioni prima di giungere alla sospirata meta davanti al mastodontico quadro è fondamentale per vari motivi. In primis per comprenderlo un po’ di più di quello che ci si aspetta. In secondo luogo per entrare nell’idea mentale che quello che vedremo è la rappresentazione nuda e cruda del dolore.
Infine è bene fare una specie di regressione storica all’interno di noi stessi per poter collocare in modo giusto quel 26 Aprile del 1937 quando la città Basca fu quasi rasa al suolo del tutto. Ed è proprio in quel “quasi” che mi rifugiai non appena fui davanti al quadro perché la prima sensazione fu essenzialmente quella di piangere. Eh lo so… son fatta così … tenerella di fronte alle avversità del mondo in primis, super d’acciaio quando mi incavolo e sento l’esigenza di spaccare tutto per riportare un po’ di giustizia a galla.
Quel giorno però pensavo solo a quella cosa che avevo davanti ai miei occhi, così grande per essere definito solo un quadro e così potente per essere messo di fronte ad una mente creatrice, malgrado essa sia appartenuta a quel genio di Picasso. Tutti i principi che uno può avere in mente sulla comunicazione vanno a farsi friggere di fronte alla potenza di Guernika. Non c’è urlo, slogan o chissà che altro media che possa superare un’espressione così “limite” e così intensa come quella di Picasso.
Manco a dirlo, quando anni dopo tornai in Spagna e soprattutto nei Paesi Baschi, volli andare a vedere Guernika, la città stavolta, così com’è ora. Avevo potuto rendermi conto di cosa fosse una città completamente rasa al suolo solo quando andai a Varsavia, anni prima. Gli spazi presenti tra gli edifici, il troppo ordine nell’impostazione cittadina e niente di antico sono sintomi del passaggio atroce delle bombe.
Arrivata a Guernika, quel mattino sotto la pioggia, c’era troppo nuovo e troppo solo anni ’70 o simili attorno a me tanto che mi sembrava di essere in un ambiente finto. Dal bombardamento si salvò poca cosa: una chiesa e un albero essenzialmente e fa davvero male anche a scriverlo perché pare quasi impossibile che l’azione umana possa portare a tanto. E tutti noi sappiamo che, purtroppo, fa anche di peggio. Mi trovai al cospetto di quella chiesa rimasta in piedi in quel maledetto giorno di Aprile quando, nel guardarmi attorno, davvero non mi capivo più.

Andai poi a trovare quell’Albero che per tutti gli abitanti di Guernika ora è un simbolo di resistenza e unità e che per i Baschi tutti è simbolo di una nazione che pretende il suo diritto al riconoscimento. Alberi e Vita, dentro la mia mente, vanno di pari passo e camminano assieme.
🙂 molto bello anche questo post. Fantastica la risposta di Picasso quando gli venne chiesto se fosse stato lui a dipingere "quell'orrore di quadro". La domanda proveniva da un militare tedesco e la replica di Pablo fu semplicemente: "No, è opera vostra". Geniale. I love Picasso!
Davvero geniale .. grazie Niko!
Ciao teso'!!!!
Chiedo venia di non essermi fatto vivo prima ma sai… Me la tiravo! 😀
No dai.. non è vero! E' solo che 24 ore non mi bastano in un giorno per fare tutto quello che devo fare uffa.
Ti abbraccio infinitamente e ti auguro un favoloso we!!!!
Eh sì… adesso sei un giornalista importante… :)))
Ecco, Guernika è uno di quei quadri per cui io riuscirei a perderci una giornata intera davanti. Ancora mai visto, ma ce l'ho segnato da un pezzo tra le cose da fare.
Ti auguro di poterlo vedere al più presto…
Fantastico post. Fantastico il quadro di Picasso.
Un quadro dai valori emblematici,simboleggia l'attivo interessamento morale di Picasso nelle selezioni democratiche e civili…sicuramente.
Buon weekend. Edo
grazie mille e buon week end a te!
E' un quadro che mi ha sempre affascinato, ma che non ho ancora avuto l'occasione di vedere. Probabilmente mi troverei nella tua stessa situazione, sai, anche io sono una di quelle che si commuove davanti ai capolavori.
Anch'io mi commuovo sempre
Cazzarola se parli anche di Picasso come si fa a non amarti?
Sei troppo buono… 🙂 Sono un disastro pieno di difetti, sai?
sai che di fronte al Guernika mi ritrovai con gli occhi lucidi? che tenerelle siamo!!!
Tenerelle, davvero… ma è una sensazione imperdibile
Che bello quando un quadro ti commuove..ti capisco tesoro!
Splendido post, carissima baci!
Pensa che in realtà 'Guernika' riproduce gli effetti di un terremoto che Picasso visse da bambino. Siccome fu per lui l'evento di maggior terrore, traspose i suoi ricordi e le sue emozioni in un quadro per rappresentare quel bombardamento.
Barbara
reporterpercaso.com
E' proprio un quadro talmente immenso da essere devastante.