Sottotitolo: una famiglia sfortunata e due donne immense, che hanno fatto grande la Letteratura Inglese. Un viaggio in Inghilterra che abbia il sapore di romanzi ben scritti dovrebbe sempre passare per Haworth, una città dello Yorkshire. Perché mi é tornata in mente? Tempo fa ho visto lo sceneggiato che la Rai ha prodotto qualche anno fa, pretendendo di mettere in scena la propria versione di Wuthering Heights di Emily Brontë. La distanza di questo sceneggiato dalla realtà vissuta e raccontata da Emily e sorelle mi ha fatto venire voglia di tornare da quelle parti.
Spesso, in questi giorni, mi capita di ascoltare la splendidissima canzone di Kate Bush dedicata a quello splendido romanzo e alla mia mente non possono che salire nuovamente parole ignobili sull’opera messa in scena dalla Rai. Sarà perché adoro da matti la produzione delle sorelle Bronte, sarà perché infondo ci fantastico un giorno sì e l’altro anche su come sia Haworth, il paese dove vissero la loro triste esistenza, sarà perché un po’ di North-West Yorkshire me lo sono visto dal treno l’anno scorso.
Per tutti questi motivi, allacciate le cinture di sicurezza e preparatevi ad atterrare in quel delle nordiche terre dell’Inghilterra. Ladies and Gentleman, eccoci giunti a casa delle sfigatissime ma pregiatissime Emily, Charlotte e Anne Brontë. E con loro, ad accoglierci, c’è tutta la famiglia. Siamo all’incirca all’inzio del diciannovesimo secolo e il reverendo Brontë si trasferisce ad Haworth con tutta la famiglia. Si tratta di una famiglia molto numerosa: cinque figlie, un figlio, mamma e papà. Non sono anni facili per l’Inghilterra e per l’istruzione dei bimbi ma in casa Brontë il padre si occupava personalmente di formare i propri figli in modo che potessero a loro volta diventare istitutori e istitutrici per potersi mantenere in tempi non certo semplici. La madre, ahimé, morì e seguirono a ruota anche due figlie, Marie ed Elizabeth.
Restarono il padre, il figlio Patrick e le tre figlie Emily, Charlotte e Anne. Emily e Charlotte erano le più attive. Passarono anche un periodo in Belgio ad imparare il francese. Patrick cominciava a perdersi in quella piaga chiamata alcool. Una sera di giugno Patrick morì di delirium tremens. Le tre sorelle si ritrovarono da sole con il loro padre e ognuna di loro cercò di contribuire al sostentamento della famiglia con il loro talento. Emily e Charlotte avevano già pubblicato sotto pseudonimo alcuni loro scritti. Sembravano non risquotere moltissimo successo e le due ragazze continuarono a lavorare come istitutrici. Emily però si ammalò poco dopo e morì, assistita dalle sorelle. Aveva trent’anni.
Anne morì l’anno dopo per colpa della tubercolosi. Charlotte fu l’unica a sposarsi e, coraggiosa, continuò a spedire agli editori i romanzi di sua sorella Emily. Uno fra tutti, Cime tempestose, che generò scandalo per l’intensità di rapporto tra i protagonisti e per la “poca moralità” di quell’amore lungo una vita. Charlotte scrisse anche del suo avvicinandosi ad una tematica molto distante ad una donna come il luddismo che, nell’Inghilterra di quel tempo, la faceva da padrona. Poi rimase incinta e morì prima di poter partorire. Con lei si spense la stirpe dei Brontë e Charlotte si portò via la sfortuna che aleggiava su quella famiglia. Perché vi ho raccontato questo?
Perché a mio avviso la vita della famiglia Brontë è indivisibile da quella dei protagonisti dei libri scritti dalle due sorelle. Spesso, quando mi trovo a rapportarmi con Wuthering Heights, immagino Kathrine proprio come la sua cara creatrice Emily. C’è chi dice che Charlotte alimentò molto il mito della sorella quale donna forte, caparbia, volitiva ed estremamente passionale. Ma per me Emily e Kathrine sono la stessa persona. E mi chiedo spesso chi mai sia stato nella realtà Heachcliff. L’anno scorso, mentre viaggiavo verso nord con il treno, guardavo fuori dal finestrino e mi gustavo lo Yorkshire verdissimo in mezzo ad un temporale estivo molto intenso.
Non toglievo gli occhi dal finestrino e guardavo quelle cime … heights… spazzate dal vento … wuthering. Immancabilmente il mio i-pod telepatico mi propose la grande Kate Bush. Al limite degli occhioni di commozione guardavo ancora il paesaggio, certa di aver scorto in cima ad un monte Kathrine e Heachcliff correre assieme. Certa che Emily e Charlotte adesso se la ridono nella loro tomba di Haworth perché, a loro modo, loro… giovani donne di un’Inghilterra che poco le aveva amate, sono passate sopra tutto e tutti, vincendo il tempo, lo spazio, lo scorrere delle ore. Certe che ogni persona che passerà per Haworth penserà un po’ a Loro, quasi a voler compensare tutti i pensieri desiderati un tempo e mai ricevuti.
Un giorno andrò a trovarle. E in piena amicizia porterò loro dei fiori bellissimi, sperando che nessuna tempesta li porterà mai via.
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Il cimitero di Haworth |
Chissà perchè di fronte alla campagna Inglese resto sempre quasi intimorito. Ho sempre l'impressione che da un momento all'altro compaia un qualche essere soprannaturale a lanciare qualche incantesimo (to cast a spell). Sì, per me la countryside ha un che di fiabesco… c'entra poco con l'argomento del tuo post, ma hai evocato in me questo pensiero.
Ciaooo
La Campagna inglese è qualcosa che ti porta via.
Il tuo commento non è affatto fuori tema… 🙂
Post meraviglioso,io adoro Cime tempestose,credo che fino ad ora sia la storia d'amore più bella che abbia mai letto.E' incredibilmente coinvolgente,e c'è quella spruzzata quasi di follia che in quelle pagine sembra la cosa più naturale,quasi l'unica cosa veramente al suo posto in quel luogo selvaggio…bellissimo.
E poi ho sempre provato simpatia per "Ellis e Currer Bell".:)
Grazie Tikli!! 🙂
Mi hai ricordato una canzone bellissima…ascoltarla in treno, viaggiando per quelle terre, deve aver rappresentato una grande emozione.
Quella canzone è magica!
Ooooohhh io non ii,maginavo fossero state cosi sfortunate le aorelle Bronte. Certo, a parte conoscerla pe cime tempestose, non sapevo assolutamente nulla della famiglia…
Grazie infinite!!! Tu sei educativa alla massima potenza per me!!!!!
Smack
Che fossi educativa non me l'aveva mai detto nessuno! 🙂
Grazie Devis
Anche io un giorno andrò a trovarle, Giovy.
E sono certa che quel giorno, a casa delle sorelle Bronte, troverò il mazzo di fiori lasciato da te.
🙂 Ne ero certa Miss