
Cordoba fu una delle tappe obbligatorie che imposi, nell’organizzare quel viaggio in Spagna, ai miei dos Hermanos. Ho sempre fatto, in termini di viaggi, quella che propone … e che propone talmente bene da convincere tutti a fidarsi del fatto che in quel luogo, da me tanto sponsorizzato, ci sia davvero qualcosa di speciale. Il primo special feature riguardo al fatto di raggiungere Cordoba fu il viaggio lungo la Nacional 432 che è una vera e propria esposizione itinerante di tutto il bello che l’Andalucia offre.
Quella strada ci portò da una Spagna in stile Cervantes ad un’altra totalmente in sentore di flamenco, mezquitas e juderias. Arrivammo in quella città al tramonto e trovare il campeggio che avevamo individuato nella guida fu una sorta di impresa tra strade a miliardi di corsie e rotonde talmente grandi da necessitare semafori al loro interno.
Una volta capito come orientarsi poi fu facile e, montate le nostre tende sotto un sole cocente, ci dirigemmo verso una prima esplorazione del centro con occhi immersi nella curiosità più grande.
La prima cosa che volevo vedere e di cui desideravo comprovare l’esistenza era il Guadalquivir, quel fiume dal nome tanto arabo e dal ricordo di gesta antiche. Arrivati in prossimità del centro storico, un ponte romano antichissimo faceva da congiunzione tra una Cordoba assolutamente attuale ed una che trovava la sua principale essenza nella mescolanza tra romanità, cattolicesimo, dominazione araba e presenza ebraica. Il tutto mescolato e tenuto assieme dal rosso sangue andaluso.
Attraversato quel ponte, quasi a ridosso della mezquita, ci accolse uno spettacolo di flamenco dal sapore del tutto reale e poco turistico. Osservavo tra il pubblico ed io viaggiatori presenti, compresi noi, erano davvero pochi e distribuiti qui e là. Era tutto un trionfo di vestiti imponenti e di mantillas antiche e preziosissime. Rimasi quasi sorpresa perché era proprio quella l’Andalucia che viveva dentro la mia immaginazione. Lasciai trascorrere la notte sulle note del flamenco ed il giorno dopo, assieme ai miei amici, tornai nella città storica per poterla scandagliare malgrado i quasi 37° (e nemmeno una nuvola) di quel lontano Agosto.
La nostra esplorazione cominciò dalla Mezquita, che se solo potesse parlare ne avrebbe da raccontare. Conoscevo la storia di quell’edificio ed avevo anche ben presente ciò che lo caratterizzava ma entrare e trovarmi di fronte a quella moltitudine di archi e colonne che sembravano moltiplicarsi all’infinito davanti ai miei occhi fu un qualcosa che non saprei descrivere. Dall’esterno la Mezquita sembra da un lato una fortezza arabeggiante e dall’altra assume tutte le sembianze di una grande basilica cristiana.
Potrei trovare mille parole per raccontarvi quel luogo ma vi dirò solamente che per me è stato un piccolo momento di paradiso. Usciti di lì ci recammo verso la Juderia, molto vicina alla zona della cattedrale. Se la Mezquita richiama colori caldi e “di terra” quali il giallo ocra, l’oro e un bordeaux che sembra quasi carico di sangue, nel quartiere della Juderia è tutto bianco, di un bianco così ottico che con il riflesso del sole diventa accecante. I vicoli della Juderia sono stretti e i muri stessi sembrano cercare ristoro nella poca ombra che i balconi riescono a garantire.
In passato quel quartiere era uno dei più importanti di Cordoba soprattutto dal punto di vista commerciale. Ora ha perso la sua valenza in questo frangente e l’ha persa dal punto di vista culturale e religioso ma resta pur sempre un pezzo di Storia di una città che è così molteplice da creare essa stessa un nuovo concetto di melting pot per definire la propria identità. E’ come se, a suo modo, riuscisse a giustificare guerre, occupazioni, lotte fratricide ed altro e facesse questo semplicemente mostrandosi a chi la guarda come una bella donna si mostrerebbe agli occhi di chi la ama. Probabilmente, il segreto per capire Cordoba è proprio quello di andare da lei e corteggiarla, solleticando ogni suo minimo angolo e, convincendolo a costo dell’adulazione, a raccontare la propria storia.
Quando alla sera ripasserete nuovamente sul ponte romano sul Guadalquivir e vi lascerete la città storica alle spalle sentirete una piccola stretta nel cuore, unita alla consapevolezza che voi avrete stregato un po’ la città, ma Cordoba avrà di sicuro stregato voi.
Un gran bel modo di vedere un viaggio.
Grazie 🙂
Da chi conosco che ci è stato ne hanno parlato tutti benissimo! E poi… La Spagna… Che meraviglia!!!!
Di certo se ti avessi come amica farei fare tutto l'itinerario a te, mi fiderei ciecamente! 🙂
Vuona giornata ciccia!!!
E a me piace da matti mettermi lì ad organizzare, l'avresti detto! 🙂
Com'è la situazione neve dalle tue parti?
Un abbraccio e buona giornata a te!
Cordoba, Siviglia e Granada…i miei sogni!
Città splendide!
Fantastico! Non vedo l'ora di partire e di lasciarmi stregare dall'Andalusia 🙂
E poi mi devi raccontare…
Certo, mi scriverò un diario di viaggio 🙂
beh qui mi si apre il cuore e devo scrivere qualcosa.
L'Andalusia è un grandissimo ricordo per me, possiedo foto della juderia di Cordoba e del patio dei mirti (Alahambra di Granada) incorniciate e appese dal 1996…nel mio ufficio. Tutti le guardano incuriositi e chiedono dove sono questi posti magnifici.
Ho visto Cordoba in una giornata, siamo partiti su una Renault
(si era nel lontano 1996…) da Siviglia e siamo rimasti una notte a dormire nel magnifico El Conquistador, frente la Mezquita.
La città è meravigliosa. Oltre che la Mezquita/Catedral, perfettamente descritta da Giovy, mi hanno colpito i vicoletti luminosi di calce imbiancata. Consiglio di vedere la città tra aprile e maggio, ai primi di questo mese c'è la festa del Patio fiorito. Ogni casa è adornata con fiori coloratissimi, tutti i patios sono ordinatissimi. Ci sono vicoletti della larghezza massima di due metri, questo è dovuto alla struttura urbanistica della città risalente agli arabi e ai romani (necessità di ombra per proteggere dalla calura estiva, situazione che ritroviamo nel Barrio Santa Cruz di Siviglia). Mi ricordo bene un monumento ad un famoso matematico arabo vissuto ai tempi di Al Andalus, e le mura perfette di costruzione islamica. Il patio degli aranci è meraviglioso, ed è bella anche la torre della Calahorra che si trova al di là del ponte romano. In serata abbiamo fatto un giretto nei tapas bar (autentici, non per turisti), e gustato FINO, tapas & olivette locali. Ci sono ristoranti tipici dove fanno carne asada. Abbiamo visto la famosa Osteria del Potro citata da Cervantes. Un posto straordinario, anche se non saprei scegliere la migliore tra Siviglia, Cordoba e Granada.
Il fatto drammatico è stato dover ripartire il giorno dopo, ma la meta era Granada perciò è stato anche piacevole 😉
Ricordo sempre di aver bucato la gomma dalle parti del Puerto del Sospiro del Moro,uno degli ultimi luoghi abbandonati dai musulmani poco prima della Reconquista. Mi colpisce che in quei luoghi sono vissuti per secoli e secoli dominatori arabi, cristiani ed ebrei, gli uni a fianco agli altri in reciproca integrazione.
Siamo tornati a Siviglia nel 2009, volo diretto da Cagliari, è stato commovente ed entusiasmante ma nulla può competere con quel favoloso giro del 1996. Un grandissimo ricordo per me e per mia moglie.
Scusami per la lunghezza !
Gianni