
Leggevo qualche giorno fa sulla versione cartacea de L’Internazionale un interessante trafiletto sulla questione Basca. Parlava di una manifestazione che, tenutasi a Bilbao, rimarcava la speranza di trasferire i prigionieri politici in territorio Basco anziché Spagnolo. Aldilà del fatto che non è materia mia discutere di politica interna spagnola, sulla questione Basca ce ne sarebbe molto da dire. E ne ho avuto la riprova durante il mio viaggio alla scoperta dei Paesi Baschi.
Lei era lì bella bella spaparanza su di una spiaggia Atlantica con me. Decisi quindi di andare ad approfondire la cosa e lo feci a più tappe. La prima di queste fu Gasteiz, al secolo (o come direbbero gli spagnoli ) Vitoria. Amministrativamente è la capitale della provincia di Vizcaya (anche se il capoluogo sarebbe Bilbao) e lì vi risiede il parlamento Basco, primo barlume di attuata autodeterminazione polica attuale. La città è intrisa del suo destino politico ed è piena di rimandi alla lotta, lecita o meno, di organismi come l’Eta o come i partiti indipendentisti. Quel giorno era silenziosa e un po’ piovosa.
Ero un giorno feriale di pieno Agosto ma si vede che lì tutti lavorano. Il centro era zeppo di manifesti in basco di ogni genere. Ogni casa esponeva fieramente la propria Ikurrina. I negozi di souvernir erano pochissimi e tutti concentrati nella parte centrale della città. Praticamente un fazzoletto rispetto alla sua estensione. La gente di Gasteiz è, probabilmente, poco abituata a vedere dei turisti o dei viaggiatori. Spesso mi sentivo osservata perché mi arrapicavo chissà dove per una foto. Mentre giravo ricomiciò a piovere e trovai rifugio in pieno centro in una specie di centro sociale anch’esso pieno zeppo di Gora Euskadi che dir si voglia. Fu lì che mi fermai di più a leggere e a capire.
Fu lì che incontrai una specie di custode che, con storicissima cognizione di causa, mi spiegava le ragioni di certe lotte interne alla nazione spagnola.
Quel ragazzo mi disse che era stufo di bombe e di teste incapucciate al tg per rivendicare qualche attentato. Era stufo anche di teste coronate e di aver paura ad uscire di casa. Tutto ciò che voleva era semplicemente alzarsi alla mattina e dire a tutti “Lo sai, io sono Basco!!!??” Gasteiz mi ha insegnato questo. E a chi va verso i Paesi Baschi dico di trovare un piccolo momento per far sì che questa città parli ancora.
Ecco visto il tutto da un'altra ottica… Altrimenti ne sento parlare solamente nei telegiornali (o giornali)
Ti abbraccio fortissimo.
Mi fa piacere che ti sia piaciuto il mio post!
Grazie Giovy, l'immagine che arriva a noi è proprio tutt'altra. Non si avverte che è un intero popolo a rivendicare l'autonomia.
🙂 prego!
I know that this is a good story that your article came to blogs of note. 🙂
Unfortunately I cannot fully understand the passage. However, thank you for sharing..
Ciao Tyna,
I do not have enouth time to translate my posts in English but I will do it sooner or later.
Thanks for reading me anyway… and anyhow.
🙂
Oh, sì… direi che la questione udita dalla bocca di chi vive in Euskal Herria ha sfumature diverse da quelle dei testi di politica internazionale. Ho un amico di quella zona che non vedo da 20 anni, ma ogni tanto ci sentiamo al cellu… lui parla perfettamente la lingua basca e cioè l'Euskera e ne va davvero fiero.
Ciao Giovyyyy
La Lingua basca è impossibile ma mi affascina alla grande!