Signore e Signori la Giovy Airlines è lieta di darvi il benvenuto a bordo. Allacciate le cinture di sicurezza, oggi si fa rotta verso Puerto Escondido, Mexico.
Quando uscì il famoso film di Salvatores io fu una delle poche persone a perdermelo. Non so come mai, probabilmente non feci caso ai cartelloni o non so che altro. E me lo persi anche nei suoi passaggi televisivi. A supplire questa mancanza ci pensò, un bel po’ di tempo dopo, la mia collega Marta (ora ex collega dato che non lavoro più nel posto di quegli anni) che era infognatissima di Salvatores e aveva il mito del Messico perlustrato in cerca di qualsiasi minima traccia del peyote. Non avevo visto il film ma ormai lo conoscevo a memoria. In memoria di questi pensieri, dovetti inserire di prepotenza una tappa a Puerto Escondido durante il mio viaggio in Messico.
Non bastavano i racconti di Marta: arrivò un giorno, anni dopo, in cui feci un esame all’università e, prima di tornare a casa, mi fermai al Virgin Store di Padova per autocelebrarmi mi regalai un cd. Si rattava di La Revancha del Tango, splendido lavoro d’esordio. Quando fui alle casse per pagare, vidi un cd in offerta. Per meno di 5€ potevo portarmi a casa la colonna sonora di Puerto Escondido. Non so perché, lo comprai. Tornata a casa mi misi ad ascoltarlo e lo abbinai subito alle parole di Marta e a tutto quel bello racchiuso, secondo lei, tra le parole Puerto e Escondido.
Poi arrivò Settembre 2004 e partii per il Messico.
Il Messico è grande; il Messico è alto; il Messico ti prova fisicamente, non tanto per Montezuma che mai conobbi, quanto per tutte le miglia macinate sulla Panamericana. E viaggiare sulla Panamericana è esaltante da un lato e distruttivo dall’altro: curve, stracurve, dirupi e autisti impazziti. Basta come descrizione?
Sicché, dopo tutto questo girovagare e dopo tutta quest’altitudine (mai scesa sotto i 1’500, tranne che per Puerto), un giretto al mare ci stava proprio bene. Vuoi andare in Yucatan che ci vanno tutti? Noooooo. Vuoi andare a vedere l’oceano pacifico e la gente che fa surf? Sìììììììììì. Surf in Messico si dice Puerto Escondido. Più precisamente Playa Zicatela. Non sapevo che aspettarmi … ricordate? Il film non l’avevo visto.
[Aggiornamento del 2017: il signor Conti è morto, forse per una rapina finita male]
Lì di fianco, comunicante, c’era anche una pizzeria gestita da un certo Angelo, ma sempre sua. L’arrivo, finalmente, a livello del mare dopo tanta sierra significava metter via i jeans e tirar fuori pareo, costume e girare per almeno tre giorni comodamente sempre in infradito. L’arrivo a livello del mare significava pesce.
L’arrivo a livello del mare significava “forse ce la faccio a togliermi di dosso i segni della T-Shirt prima di tornare a casa”. L’arrivo a livello del mare significava un po’ di riposo e tante onde da scoprire.
Io amo le onde. Mi piace vederle infrangersi con forza sulla spiaggia. L’ostello presso il quale alloggiammo si trovava (e si trova tutt’ora) sul fondo della Playa Zicatela: pochi soldini (circa 5 euro al giorno) per un bungalow un po’ spartano ma con tutti il necessario ad una microscopica distanza dalla spiaggia. Di notte si sentiva solo la musica delle onde. La cosa più bella? Eravamo le uniche italiane sulla spiaggia e questo mi sorprese perché, dato il film, pensavo mi sarei trovata come sulla spiaggia di Riccione. C’erano tanti americani molto easy, canadesi, dei polinesiani e australiani. Tutti con un solo e unico pensiero in testa: il surf.
Ci recammo in spiaggia subito. Tempo di posare gli zaini e metterci il costume. Protezione solare d’obbligo date le nostre parti perfettamente bianche fatta eccezione per parte delle braccia e delle gambe. Come due bimbe alla loro prima esperienza marittima, corremmo felici verso l’acqua e, al primo colpo dell’onda sulla sabbia, ritraemmo come demoni davanti ad un crocefisso. Non avevo mai percepito una forza del genere. Non avevamo ancora messo piede in acqua che l’Oceano si presentò a me con tutta la sua potenza.
“Salve, sono l’Oceano Pacifico e sono vastissimo e pieno di squali. Se provi ad entrare in acqua ti sommergo“, questo fu il suo incipit.
Ed io ci provai ad entrare in acqua … e so nuotare … ma non ci riuscii. Le onde erano tre volte me ed io accetai l’invito dell’Oceano a non sfidarlo e me ne restai seduta buona dove c’è la risacca… e lì c’era talmente tanta acqua che mi accontentai. Il bello di alcune spiagge in centro e sud America sta nel fatto che la gente ci tiene a tenerti lì e al fatto che tu torni. Gli ombrelloni (fissi e fatti di legno) e i lettini non si pagano a giornata bensì è sufficiente una consumazione nell’arco di una giornata per poterci stare tutto il giorno. E noi ci bevemmo succhi a non finire (lime e carote prodotto all’istante è qualcosa che non ha pari), ci mangiammo del pesce appena pescato, ci gustammo un margarita dondolandoci sull’amaca.
E il giorno dopo fu uguale … piccolo lusso viaggereccio dopo tanto peregrinare.
Tanto i surfisti non ti cagano, tanto i surfisti vengono lì apposta perché è tutto più free e easy way rispetto alla California. E lì i tube sono immensi e potenti… e non ci sono tutte quelle barbie-girl che ci sono a Santa Monica. Ecco… questi sono i surfisti di Puerto. Ma guardarli è uno splendore e ti chiedi se mai saresti capace di salire su quella tavola senza morire. Per quel che mi riguarda la risposta è no.
Furono giorni easy e la prima sera decidemmo di concederci una cena fuori.
Il resto dei giorni avremmo cucinato noi in ostello. Una delle cose bellissime del Messico è che frutta e verdura sono di prim’ordine e cucinare cose buone è facilissimo. Finimmo per cenare da quell’Italiano … Angelo … e lui in vetrina aveva una vecchissima copia del Manifesto, quella di quel giorno dell’Aprile 1996 in cui il Cavaliere venne sconfitto alle elezioni. Angelo ci disse che gli italiani restano un giorno solo a Puerto “… Troppo spartano per loro. Poi si rintanano a Puerto Vallarta” furono le sue parole.
A sentire quel Puerto Vallarta io cominciai a cantare dentro me Mare profumo di Mare … con l’amore io voglio giocare, è colpa del mare del cielo e del mare… in perfetto stile Love Boat. Avessi avuto più giorni, un giro a Puerto Vallarta l’avrei fatto di sicuro… solo per vedere la Pacific Princess (una delle sue destinazioni tipiche era infatti PuertoVallarta) e ricordare quello splendido telefilm anni ’80. Angelo era contento di averci lì e devo dire che la pizza era proprio buona. Dopo tante Tortillas probabilmente anche il mio stomaco era felice. Chi lo sa.
Intanto penso alle onde … loro sì che sono sempre là.
un viaggio avventuroso ma affascinante 😛
@Isabel: bellissimo. Lo ricordo ancora con tanta felicità per tutte le scoperte fatte.
Che bella narrazione, davvero, mi piace molto come scrivi e rendi i ricordi. Brava Giovy, ti leggo sempre con molto piacere!
@Niko: grazie mille!! 🙂
Che meraviglia! Il film lo adoro!!! E degnamente pure questo tuo post adoro. Abbinata perfetta!!! Grazie teso'!!! 🙂
@Devis: in effetti mi sono dimenticata di scrivere che poi il film l'ho visto. E mi piace rivederlo per ripensare ai giorni trascorsi su quella spiaggia!
ho visto mediterraneo e marrakech express, ma puerto escondido mi manca ancora
fra l'altro visto che è tratto da un libro di cacucci, grande narratore di messico di cui ho letto un altro paio di libri, mi viene voglia di leggere il libro prima di vedere il film
a proposito di messico…
http://www.youtube.com/watch?v=nJmGGVHEQq4
…e nuvole
@Stealthisnick: Cacucci mi piace ma non ho mai letto il libro. Rimedierò … e grazie per la canzone. Non sai quante volte me la sono cantata!!
Come sempre leggendoti sembra di essere in viaggio! ^_^
@Godot: finalmente torni su queste pagine!!!
Il farvi viaggiare con la mente è l'intento di questo blog ! 🙂
Felice di riuscirci.
Pizza buona al di fuori dell'italia? Mmmm, non l'ho mai sentito…motivo in più per farmi un bel viaggetto a Puerto Escondido 😉
Bellissimo post(o)! 🙂
@scrutatrice: tieni conto che il pizzaiolo era italiano… 🙂 Puerto merita sempre
@MM: grazie!!
Che viaggio avventuroso! Certo che però la parola "autobus" accanto a "17 ore"…eh!
Baci!
volevo dirvi che ho posseduto anni fa la cassetta della colonna sonora, molto bella.
Poi in Messico avrei dovuto andarci nel 2009, ma 10 giorni prima della partenza si è ammalato gravemente mio padre ed ho annullato tutto
(in ogni caso è stato difficile recuperare gran parte dei soldi già versati).
Insomma mai stato in Messico, solo racconti..
🙁
Il film di Salvatores non l'ho visto, ma da piccolo ricordo perfettamente che pranzavamo guardando Love Boat XD
Speriamo che il Cavaliere continui a rimanere a casa sua.
@Miss Fletcher: 17 ore in effetti faceva impressione a parole. A fatti reali ancora di più
@SoloDinamo: consiglio per il messico. Non ci andare con un viaggio organizzato. Spendi il doppio!
@Chagall: Sottolineo in pieno la tua speranza.
brava.. molto bella..
Grazie mille! 🙂