
L’anno moriva assai dolcemente... non l’ho scritta io ma uno che ne sapeva a kg più di me in quanto a scrittura. Esatto, l’anno 2011 sta per tramontare ed intanto davanti a me c’è il bellissimo tramonto del 30 Dicembre. Sarà il freddo, il ghiaccio trovato in giro oppure il massiccio giro all’Ikea fatto stamattina ma, nel mio dolce riposare pomeridiano, ho pensato un po’ ai viaggi… o meglio al mio viaggiare. E ripenso a quei giorni on the road nella Provincia de Oriente a Cuba.
Strano, no? Non lo faccio mai. E’ bastato un minimo accordo, una piccola nota tipo come nel giochino di Sarabanda che ti fanno sentire una nota e tu devi indovinare la canzone. Io non ho dovuto indovinare la canzone, la conosco benissimo … ho dovuto semplicemente aprire il file dei miei ricordi ed eccomi qui con un post che preme sulle mie dita per uscire. Ed il post inizia con una strofa di una canzone … che per tutti è semplicemente una bellissima canzone cubana ma che per me è stata una linea da tracciare sulla carta stradale di Cuba. E’ stata una bella emozione da vivere. Tradurre in azioni concrete qualcosa di letto in un libro o ascoltato in una canzone è per me un gioco delizioso. E fu così che quel caldissimo accordo iniziale e quel “de alto Cedro voy para Macané, luego a Cuego y voy para Mayarì” mi ha fatto pensare alla magia di un luogo cubano poco considerato da chi sceglie un viaggio (e badate bene… non ho scritto soggiorno) a Cuba.
Questo luogo si chiama essenzialmente Provincia d’Oriente non è determinato sulla cartina geografica perché ora questa provincia non esiste più dal punto di vista politico e amministrativo. Essa comprende le attuali province di Santiago, Holguin, Guantanamo, Las Tunas e Granma … in poche parole è il Sud dell’Isola. Allora perché si chiama Oriente? Semplicemente perché è quella parte di Cuba ad essere maggiormente rivolta verso l’oceano Atlantico e quindi l’Est. Malgrado non sia un vero e proprio luogo amministrativo compatto, essa è compatta nella storia di Cuba ed è compatta nel cuore della gente che la abita. Qui ha attraccato Colombo, qui è partita la Guerra di Indipendenza dalla Spagna, qui è nato José Martì, qui è partita la Rivoluzione.
Parlando in termini più terra terra … qui è più caldo, qui è più umido, qui è tutto verdissimo, forte, folto, rigoglioso, qui il mare è impetuoso e potente, qui la gente parla con un accento strano, qui la componente africana è più marcata, qui è tutto sierra, qui la terra è rossa ed è corposa. In una sola parola: Oriente. Girare questo luogo può non essere facilissimo: occorrerà avere una buona macchina a noleggio ed occorrerà avere una cartina stradale. Se c’è una cosa che ho capito in pieno durante i miei viaggi a Cuba è che i cartelli stradali sono pochissimi e quei pochi li ho fotografati. Occorrerà che abbiate bene in mente i punti cardinali e che sappiate applicarli al territorio dove state viaggiando. Occorrerà che vi fidiate della gente che incontrate per strada.
Stavo cercando di andare da Santiago a Holguin e volevo seguire le indicazioni stradali che Compay Segungo mi diede con la canzone (Chan Chan) citata all’inizio del post. L’idea era quella di passare sulla Sierra Maestra di prima mattina per poter andare a vedere uno dei posti usati dai rivoluzionari durante i primi giorni della Revolucion. Trovammo la Sierra Maestra… è grande… si trova una catena montuosa e per farlo viaggiammo su di una strada costiera incredibile che non so nemmeno dirvi come l’ho trovata. Una volta saliti sui monti mi si aprì un mondo: era una Cuba che non conoscevo, ben lungi da quell’isola festaiola e tropicalmente ballerina che tutti pensiamo.
Era fatta di gente semplicissima, di fattorie affollate e di gente che passa le proprie giornate con la schiena piegata e le mani sporche di quella terra rossa che tanto m’è rimasta impressa. Quella terra fu lo scenario di un momento a dir poco ilare ma alquanto terribile: la macchina finì in un piccolo buco formatosi nel terreno e subito 20 persone almeno si avvicinarono per darci una mano. In men che non si dica la macchina fu fuori dal buco con nessun danno riportato. Per festeggiare, uno dei nostri aiutanti ci portò del rum e giù tutti a brindare.
Fu un momento, un piccolo minuscolo istante se paragonato a tutto quel viaggiare ma restò dentro al mio cuore.
Nel continuare la nostra strada seguendo sempre le indicazioni del buon Compay pensavo alla genuinità di quelle persone, al loro aiutarci senza la minima remora. Pensai al loro poco, ma probabilmente sufficiente, e al nostro strabordare. Pensai ai loro occhi e alla tranquillità che esprimevano. E a me veniva mal di pancia solo al pensiero di dover rientrare al lavoro dopo quel viaggio.
E tutti questi pensieri erano cullati da un verde speciale che io, dentro me, chiamai Verde Tropico… che è diverso dal Verde Irlanda o dal Verde Appennino e sicuramente dal Verde Galles. Ma quel Verde Tropico fatto di piante di cacao, banani e chissà quante altre cose che io non conosco seppe stregarmi a modo suo e legarsi indissolubilmente a quei sorrisi sinceri. In quei momenti capii davvero il significato di un’altra canzone che tutti conoscono ma che, cantanto e ballando, nessuno o pochi cercano di capirne il significato.
Questa canzone si chiama Guantanamera e dice Yo soy un hombre sincero de donde crece la palma. Le parole sono del grande José Martì (anche se molti dicono che l’autore è anonimo), che è padre della patria al pari dei nostri Mazzini o Cavour. Con la differenza che a Cuba dire Martì è come cantare l’inno nazionale. La canzone finisce con alcune parole che non sono contenute direttamente nella poesia che l’ha ispirata. Quelle parole fanno parte di una delle miliardi di lettere di Martì. Con los pobres de la tierra quiero mi suerte echar, El arroyo de la sierra me complace mas que el mar. Esso dice che il ruscello di montagna mi piace più che il mare. E proprio in questo ultimo verso sta il segreto di una Cuba che pochi conoscono, di quella provincia-non-provincia chiamata semplicemente Oriente.
Il suo colore, la sua personale attitudine, la sua volontà di esistere e il suo pestare potentemente i piedi su questo suolo raccontano una storia che è distante miglia e miglia dal mare tropicale e dal tirar tardi cittadino. Racconta un’esistenza fatta di campi e semplicità, fatta di dignità e consapevolezza di essere quell’hombre sincero tanto caro al cuore di Martì. Ripeto e mi ripeto più volte che per Cuba non esistono vie di mezzo. O la ami o la odi. Un viaggio nella provincia d’Oriente potrebbe essere una buona occasione per permettersi di amarla pazzamente così com’è.
Ahahahah, non ci posso credere…quella frase iniziale l'ho letta proprio oggi! Aaaaah, il caro D'Annunzio sarebbe sicuramente contento di esser pensato dai posteri! 😀
Ed eccoci qua…
Penultimo giorno dell'anno… E mi fai viaggiare con le tue parole…
Anche se non sarà facile ci possa andare (ti ricordo la mia fobia dell'aereo) però ho te che mi fai vivere con le tue parole l'emozione dell'esserci stata.
Ti abbraccio fortissimo e tra poco ti cinguetto così ti dico cosa è successo (nulla di che…) SMACK
Bella descrizione, bella memoria e positività! 🙂
Buon anno, carissima! Ti auguro tanta felicità e tanti viaggi e nuovi mondi da scoprire e da raccontare, un abbraccio grande!
@Scrutatrice: speriamo di non averlo fatto rivoltare nella tomba
@Devis: Un abbraccio grande anche a te!!
@Niko: grazie!!
@Miss Fletcher: augurissimi e tanta felicità anche a te.
Colgo l'occasione di questo commento per augurare davvero a tutti un buonissimo 2012. Fatene di ogni stasera e divertitevi alla grande!!
Dal più profondo del mio cuore ti auguro sempre coraggio,
tranquillità, salute, benessere, prosperità
e tanti ma tanti sogni,
perché essi sono lo specchio,
di tutto quello che pensiamo,
desideriamo e amiamo.
Buon Anno.
Angela
@Angela: grazie mille per i tuoi auguri. Spero che il nuovo anno ti porti solo cose bellissime!