In principio fu una cartolina che mia nonna Cecila teneva appesa vicino al calendario in cucina. Era di una sua nipote che era emigrata in Canada, sfruttando il viaggio di nozze per attraversare l’oceano in nave. La xera ndà fora … come si diceva comunemente in veneto ed era andata a vivere a Montréal. Non aveva esistato però a mandare una cartolina delle Cascate del Niagara a mia nonna, durante un viaggio fatto per ammirare una simile meraviglia.
Io la guardavo sempre, quella cartolina, contemplavo quell’immensità d’acqua cadere nel vuoto e mi chiedevo come fossero quelle cascate in realtà. In secondo luogo, poi, fu Superman … e la mitica scena in cui salva il bimbo che stava per cadere dal parapetto davanti alle cascate (come se chiunque potesse giocare al di là del parapetto). Poi arrivò il mio primo viaggio negli States.
Scrivo in ordine sparso… ieri vi dissi che arrivai a Chicago da Buffalo. E a Buffalo c’ero passata per sconfinare in Canada e andare a vedere le mitiche Cascate. Due piccoli stupori mi colsero in quei giorni: il fatto che si dice Naiagara (e a pensarci bene avrei potuto arrivarci da sola) e che per vederle al meglio si deve sconfinare in Canada. Mi gongolavo come non so cosa quando, in dogana, una giubba rossa mi mise il timbro con la foglia d’acero sul passaporto. Non mi sembrava vero perché il Canada mi era sempre sembrato distante all’ennesima potenza.
Il pullmann che prendemmo ci lasciò giù a circa un km dal belvedere delle cascate. Appena scesi, malgrado il sole, venni investita da una bella quantità di acqua nebulizzata. Guardai il cielo come per scorgere delle nuvole di passaggio ma notai solo l’intenso azzurro. Quella nuvola d’acqua era una conseguenza piena della potenza delle cascate. Tutto il cammino dal pullman alle cascate era bagnato ed io arrivai al belvedere coi capelli gocciolanti.
Indi per cui, se mai ci andrete, tenete conto di questa cosa e non pensate di fare una foto dal belvedere con la messa in piega perfetta. Mentre camminavo avvolta nelle goccioline che il buon fiume Niagara mi regalava, mi resi conto che attorno a me c’era un bellissimo parco ma compresi anche che il cammino che stavo percorrendo mi stava portanto verso un luogo che sembrava un po’ Gardaland, dove ogni genere di shop e attrazione era pronta a spillare qualche dollaro ai malcapitati turisti.
A me importava poco in quel momento … io guardavo il fiume e guardavo anche le giubbe rosse perché mai avrei pensato che esistessero davvero. Le osservavo come fossero entità speciali venute da altri mondi: alte e fiere nelle loro uniformi, quelle guardie canadesi mi sembravano il simbolo di un Nuovo Continente più umano e più tranquillo rispetto a quel poco che avevo visto in terra prettamente US. Il Canada cominciava a starmi simpatico in quel momento e lo fu anche di più quando capii che lì i dollari sono diversi e, in quel momento, il cambio era più favorevole.
Camminavo e mi inzuppavo, mi inzuppavo e camminavo finché non arrivai al belvedere. Le persone che erano con me corsero al famoso parapetto per osservare dal di fronte quell’enorme massa d’acqua fare quel salto di circa 50m. Già, perché non sono altissime, ma sono vaste e lì sta la loro pontenza. A tutto ciò unite una portata d’acqua immensa e il gioco è fatto. Io andai al parapetto e me ne avvicinai con un timore reverenziale tale da restare lì impalata un attimo.
Ripensai alla cartolina che la mia nonna aveva custodito e ripesai a Superman. Poi mi spostai da lì perché venni quasi assalita da una paura che, ancora oggi, non riesco a definire. Ripercorsi, per pochi metri, il cammino che mi aveva portata lì e mi fermai ad osservare l’incresparsi del fiume in prossimità del salto. Ne ero quasi ipnotizzata. Mi spostai di nuovo, tornando lievemente verso la cascata, perché lo scorrere del fiume mi aveva calmata. Stavo meglio. Ero pur sempre una quindicenne che viaggiava con gente di pochi anni più di lei. Ero pur sempre una quindicenne che affrontava la vastità e la potenza della natura.
In quel altalenare di sensazioni tra il bello e il terribile trovai il punto di osservazione che amai più di tutti. Era il punto in cui l’acqua curvava e cadeva. Fu di nuovo una lieve ipnosi. Con le mani strette strettissime sul parapetto, quasi per proteggermi, osservavo la quantità immensa d’acqua che curvava e cadeva. Curvava e cadeva. Curvava e cadeva.
Non so quanto rimasi lì … quello che so è che mi rese triste andare via da lì e da quella nuvola di acqua vaporizzata che avvolgeva ogni cosa intorno a sé. Me ne andai per provare una nuova sensazione di terrore: salire in barca e andare quasi sotto la cascata. Doccia assicurata, preparatevi ma fu davvero un’esperienza unica. Rientra nella categoria massima espressione del turismo di massa ma, ve lo giuro, ne vale troppo la pena perché vivrete una sensazione che è un misto tra terrore estremo ed esaltazione. In una parola: adrenalina. La Maid of the Mist regala cose simile al modico prezzo di poco più di 18$.
La mia tristezza aumentò a dismisura quando fu ora di tornare a Buffalo. Ancora oggi, se chiudo gli occhi, riesco a rivedere quell’ipnotica curvatura dell’acqua e risento il frastuono indescrivibile che accompagna ogni secondo della vita delle Niagara Falls. Sul quel pullman verso Buffalo ho ripensato per un momento a chi, dall’Italia, emigrava e si trovava, forse per la prima volta, di fronte a qualcosa di così forte e di così immensamente potente.
Che bello questo tuo post!!!! Forse è uno dei miei preferiti da quando ti leggo!!!!
Perchè hai dato l'immagine perfetta di chi si avvicina a questa vastità. E, dico la verità, mai come oggi ti ho invidiata.
Le giubbe rosse io le ho viste solamente nei fumetti (tipo zagor) e nel mio passaporto il timbro del Canada non ci sarà mai perchè non l'ho mai fatto (sai la mia fobia dell'aereo).
Però posso dirti che leggendoti mi sono venute in mente due scene di altri film/telefilm:
-Niagara con Marilyn (favoloso film)
-La Tata (che ridere con la pazza Fran) quando porta tutta la famiglia sulla nave alle cascate e si bagnano tutti.
ps… Ho provato a decifrare ma… perchè con la pronuncia non rimane Niagara invece di Naiagara? (mi sembra uno scioglilingua :D)
Grazie ancora di avermi fatto questo regalino stamattina!!!!
Un abbraccio!!!!!
@Devis: grazie mille per le tue parole!
Avevo pensato a Niagara con Marilyn… ma l'ho visto molto dopo quel viaggio.
Invece mi manca quella puntata de La Tata.
Per quanto riguarda la pronuncia la "i" si legge "ai". Basta quello per cambiare il nome! 🙂
Concordo con Devis: molto bella la descrizione e le sensazioni che trasmetti nell'articolo.
Bel post Giovy… mamma mia che bei viaggi. 🙂
Saluti,
Aub.
@Marco + @Aubergine: Grazie :-))
Dev'essere proprio uno spettacolo!
L'acqua nebulizzata è arrivata fin qui 🙂
Ma quante pagine c'ha il tuo passaporto?
Eheh… come ti ho anticipato nel commento precedente la prima volta che andai in Canada avevo quasi 18 anni… ci sono tornata… perchè… beh.. la gente strabuzza gli occhi quando lo dico ma preferii questo paese ai più famosi Stati Uniti! 😀 Che bei ricordi… me la passai tra picnic e escursioni nei villaggi dei nativi Hurones.
Ecco… Adesso è chiaro! E dire che era semplice: bastava che ci pensassi!!!! auffffff 🙁
Ti abbraccio e ti auguro un favoloso weekend!!!! A lunedì!!!!!!!!
Non ci sono mai stato (naturalmente!) e posso solo immaginare la sensazione di immenso e piccolissimo che si affrontano davanti a un tale spettacolo. Quanti viaggi vorrei fare, esperienze da recuperare! Speriamo! Buona domenica Giovy! 🙂
Neppure io ci sono mai stata, ma mi piacerebbe molto, dev'essere davvero un'esperienza emozionante…buona domenica cara!
@Whoever: fu uno spettacolo immenso!
@MM: occhio a non lavarti troppo! Metti la cerata :-))
@Godot: Canada vs US 2-0
@Devis: guarda, anch'io potevo pensarci che si dice così… ma siamo talmente abituati a pronunciarlo secondo le regole italiane.
@Matteo: C'è sempre tempo per i viaggi…
@Miss Fletcher: le cascate sono sempre un'esperienza così bella da essere devastante
Leggo con piacere questo post cosi per farmi tornare in mente uno dei viaggi più emozionanti che io abbia fatto. Regalo di laurea mi concedo 15 gg a New York. Lì, un'amica americana conosciuta mentre studiava a Perguia attende me e i miei amici. Città fantastica, vissuta metà come turista e metà come una vera americana delle grande mela. Ma non potevamo perdere l'occasione di fare un salto a Naigara Falls 😉 Soono rimasta sorpresa pure io: sempre chiamata Niagara! Comunque arrivata con un airbus a soli 50 € partito da NY siamo a arrivati alle cascate. La parte americana è molto diversa da quella canadese: è pura campagna, tanto da incontrare anche un gruppo di Hamish. Poi attraversando il rainbow bridge ti ritrovi in canada e in una piccola Las Vegas! 🙂