
Era il Febbraio del 2000. L’anno in cui riuscii a mettere piede in tre continenti (Europa, Asia, Africa). Una sera di pieno inverno, entrai in cucina mentre mia madre stava preparando la cena e le annunciai il mio viaggio in Cina con lo stesso tono con cui si avverte qualcuno del fatto che si sta uscendo ad andare a fare la spesa. Quel viaggione verso l’Estremo Oriente sarebbe iniziato così.
Giovy: “Mamma, senti… vado in Cina”
Mamma: “In che senso?”
Giovy: “Nel senso che faccio lo zaino e vado via una decina di giorni!”
Mamma: “Ah va ben… go caro” (accezione veneta per dire “mi fa piacere”)
Mamma: “In che senso?”
Giovy: “Nel senso che faccio lo zaino e vado via una decina di giorni!”
Mamma: “Ah va ben… go caro” (accezione veneta per dire “mi fa piacere”)
Era il Febbraio del 2000. L’anno in cui riuscii a mettere piede in tre continenti (Europa, Asia, Africa). Stavo studiando perché al tempo lavoravo e studiavo all’uni e, dopo otto e passa ore in the office, mi mettevo tranquilla nella mia camera a preparare i miei esami di storia. Mi chiamò la mia amica Dolly dicendomi che c’era la possibilità di partire per la Cina ad un prezzo buonissimo. Lei ci andava, la Federica anche… a Pechino c’era la Raffaella che faceva la tesi in cinese … controllai le ferie in busta paga e ne avanzavo molte. Detto. Fatto. Sarei partita anch’io.
La convenienza del biglietto aereo, del visto e delle prime notti a Pechino erano dovute all’immensa gloria locale degli Alpini del mio paese. L’associazione Alpini organizzava ogni anno un viaggione e, sfruttando la folta partecipazione, riusciva ad ottenere prezzi molto favorevoli. Noi approfittammo dei fondamentali (volo, visto, hotel) e lasciammo a quegli arzilli omini il tour organizzato. Durante quei giorni capii che viaggiare con gli Alpini è un’esperienza imperdibile.
Cominciamo dal volo aereo: fidandosi poco dell’Air China a livello gastronomico, i baldanzosi Alpini s’erano portati fior fior di salami e sopresse. I salumi non possono passare la dogana cinese, sicché toccava finirli in quelle 12 ore di volo. Ovviamente la sopressa non va giù da sola: ci vuole il pan biscotto e il cabernet e a noi non mancarono proprio. Fu un volo intenso condito anche dalla filmografia completa di Zhang Yimou. Vi assicuro che guardare Lanterne Rosse in lingua originale con i sottotitoli in inglese, mangiando pan biscotto e sopressa a migliaia di metri da terra è un’esperienza unica.
Quando arrivai a Pechino mi fece paura lo sguardo del funzionario doganale che scrutava in ogni millimetro il mio passaporto. Dentro la mia mente risuonava una sola voce “sì, è un po’ pienotto … ma c’è ancora spazio!” Poco dopo arrivai in albergo, affrondando il traffico di una città che non sapevo come immaginare. Il nostro giaciglio si trovava a pochi passi da Piazza Tienanmen e scoprii in quel momento quanto Marzo fosse un mese tattico per visitare la Cina. I cinesi lo considerano bassa stagione e Hotel 4 Stelle possono costare poco più di un B&B. Almeno al tempo.
Quando cominciai a gironzolare per Pechino capii anche perché: la temperatura è così variabile da non invogliare nessuno a girare per quella città. Quando riguardo le mie foto vedo che alle ore 10.15 sono solo con la felpa, alle 10.21 indosso la giacca a vento. Temperatura a parte, non appena ne ebbi la possibilità mi fiondai a vedere la ben consciuta piazza che mi sembro grande grandissima mentre io ero piccola piccolissima. Lessi da qualche parte che ogni mattonella che compone la piazza è studiata per contenere almeno 2 persone. Mi misi a contarle. Smisi dopo 5 minuti perdendo il filo dei numeri che avevo in mente.
Li persi perché scalpitavo per entrare nella città Città Proibita: pensavo a quel volto di Mao che avevo visto raffigurato mille volte e mi dicevo “caspita, sei qui davanti”. In secondo luogo poi, pensavo a Bertolucci e all’Ultimo Imperatore. Cosa avrei dato per trovare la città proibita vuota e godermela correndo come se fossi un bimbo in mezzo alle truppe. Visitare la Città Proibita mi diede la possibilità di capire molto della modularità tipica delle costruizioni asiatiche. Capii infondo che l’espressione “scatola cinese” ha un suo perché. Una cornice conteneva un’altra cornice, che ne conteneva un’altra e poi un’altra.
Le cornici erano rosse e tra di loro si ergevano maestosi ponti bianchi a schiena d’asino. Sempre otto, se non ricordo male. Tutto questo percorso mi avrebbe portata alla Sala della Purezza Celeste, o la sala del trono (quella nella foto) dove un bellissimo ideogramma recita, da secoli e secoli, “Apertura è Intelligenza”. E quel detto si annidò dentro me per restarci fino ad oggi. Ci passai una giornata lì dentro e, uscendo quando quasi era il tramonto, provai a ricominciare a contare le mattonelle delle piazza ma smisi per ricordare quei momenti che avevo visto al tg quando ero piccola e mi venne la pelle d’ora.
Ripensavo a quella frase “Apertura è Intelligenza” e mi chiedevo perché l’apertura non ci fosse stata e non riuscivo a mettermi tranquilla per la verità che l’esatto contrario “Chiusura è Stupidità” avesse vinto. Dormii quella sera ma prima mi mangiai il tonno che mi ero portata dall’Italia… perché ero stata chiusa e mi ero detta “metti che non mi piaccia niente”. Ed invece, gastronomicamente parlando, mi piacque tutto. Perché la cucina cinese vera è diversa dalla cucina cinese che i cinesi hanno plasmato qui in Italia per noi. Almeno nel Nord della Cina, è tutto più leggero e meno unto. Non ci sono cose strane a menù (mi dissero che piatti con animali strani sono tipici del sud) e capii anche che Sampei vuol dire gambero. In Cinese.
Lo capii andando a visitare dei bellissimi giardini vicino al Tempio del Cielo dove c’erano dei ruscelli con i tipici ponticelli asiatici e, con le mie amiche, si diceva che mancava solo Sampei (riverendoci al cartone animato). Una guida, che sapeva l’italiano e accompagnava un gruppo vicino a noi, si girò verso di noi e disse chiaramente “No Sampei gambeli… qui solo calpe”. E ce la mangiammo una bella carpa. Sembrava tanto enorme arrivata a tavola mentre poi la finimmo in un baleno. Dopo quella cena mi chiesi come mai nei nostri ristoranti cinesi la carpa non c’è mai. Eppure ce ne sono carpe in Italia! Stasera ordino cinese solo per chiedere info a riguardo.
Un’altra cosa che mi sorprese fu l’esatta gerarchia della cucina cinese, cosa che in Italia non viene mai rispettata per dare posto alla nostra più comune consuetudine di mangiare antipasto, primo, secondo e dolce. Ci misi un paio di giorni a capirla, pagando il prezzo dell’ingozzo totale. Eravamo a Pechino in un posto comunissimo in zona università. Cominciarono col portarci una minestra speziata, delle patate da caramellare sul posto e del pollo agrodolce. Pensavamo fosse tutto lì cominciammo a mangiare come nostra consuetudine. Ed invece no. Venimmo giustamente riprese perché prima ci andava l’agrodolce, poi le patate e poi la minestra. Arrivò poi il secondo giro di portate e noi imparammo a bilanciare questo ying e yang alimentare finché, pienissime, ci dicemmo di essere a posto. In quel momento vedemmo arrivare un piatto colmo di riso. Per non essere scortesi, lo mangiammo e ci ingozzammo. Solo due giorni dopo capimmo che è usanza cinese portare il riso a fine pasto. Se gli ospiti lo lasciano vuol dire che hanno mangiato bene. Se lo mangiano invece no. Piccole grame figure da chi non ne sapeva mezza!
Ecco: questo fu il mio battesimo cinese. Così cominciò un bel viaggio che mi fece scoprire molte cose belle e al quale devo molto per avermi fatto vedere la vita da un punto di vista che non aveva niente a che fare con il mio. Ecco, questo è il regalo che l’oriente mi donò.
"Apertura è Intelligenza" è meraviglioso.
E non oso pensare al tasso alcolico che c'era in quell'aereo con un gruppo di alpini veneti. XD
@Chagall: forse il miglior volo della mia vita… 🙂
ma va che i cinesi non ce li avrei mai fatti fans degli alpini!
@WiWi: in effetti erano più gli alpini fans dei cinesi 🙂
Guarda che Sanpei (scritto con la "n") era giapponese 🙂
@Maurob: so che era Giapponese ma in quell'immagine tipicamente orientale ci sarebbe stato benissimo 🙂
Giovy sei una grande! Anche in Cina!!! *_* Che bellooo….
@Godot: grazie cara, come siamo con la tua soap opera?
Sai che dare del cinese ad un giapponese (o viceversa) è una delle offese piÚ grandi che si possa fare ad un giapponese (o cinese)? 😉
Io, nei giardini del Tiantan c'ho guadagnato un pomodoro. Una signora ne stava mangiando uno come se fosse una mela e quando mi ha visto, complice la barba e la forma da Budda, me ne ha offerto uno 🙂
Che bello, quanti posti hai visitato. L'asia è uno dei miei sogni, insieme al Giappone. Chissà se riuscirò mai ad andarci 😉
La Cina, per me, è proprio un altro mondo.
Se qualcuno mi dice "sono stato in Australia", dico "che bello!" ma quando incontro chi mi dice "io sono stato in Cina" mi viene spontaneo dire "In Cina? Così lontano?"
Vero, apertura è intelligenza è da incidere nella pietra.
Però, ehm…dai, io anche farei come gli alpini, una bella soppressata da viaggio in Cina mi sarebbe di gran conforto!
Poi fai sapere delle carpe, eh…son curiosa!
Bacio!
Ma grande donna!!!! Vedi? Sto imparando a importare un po del tuo spirito di avventura. E, anche se so che in Cina non ci andrò mai (non tanto perchè non mi piace, ma perchè troppo lontana e tante ore di aereo LO SO non le farò mai) vivo questo tuo battesimo pendendo dalle tue parole…
Ti abbraccio forte e ti auguro una buonissima giornata.
Scusa ma son passato tardi… Oggi son stato (e ancora un poco lo sono) "cecato" e non vedevo una cippa….
@MauroB: i cinesi sono permalosissimi secondo me. Ma mi hanno accolta bene!
@Claudia: Anch'io vorrei andare in Giappone ma ho come idea che sia un bel po' lontano ancora.
@MM: Forse perché siamo abituati a dire "va in Cina" per mandare qualcuno a quel paese! 🙂
@Miss Fletcher: Non ho ancora approfondito la sezione "carpe" ma lo farò al più presto
@Devis: non ti vedevo e mi stavo preoccupando!! E mai direi mai sui viaggi…