Quando ero in terza superiore, il mio liceo organizzò uno scambio culturale con una scuola dell’Alta Savoia, Francia. Non tanto perché loro studiassero l’Italiano. Piuttosto per il nostro francese. Fu una settimana molto intensa e Magali, la ragazza che venne ospitata da me, dovette adattarsi ai miei ritmi pendolareschi. Infondo mi alzavo tutte le mattine alle 5.50 e prendevo la corriera alle 6.40.
Qualche anno dopo poi, votando per la prima volta, mi chiesi inoltre che ne sarebbe stato dell’Italia se, in tempi molto precendenti a me, un re avesse avuto le palle per fare effettivamente il re. Gironzolai per Hautecombe leggendo ogni singola lapide cercando di fare mente locale per scovare dentro di me una posizione storica per quell’estinto di fronte a me. Cercai forsennata Carlo Alberto e non lo trovai. Ci restai un po’ male.
Il giorno successivo continuai la mia lettura di Balzac in classe e nel pomeriggio visitai, assieme a tutti, la cittadina di Annecy. Con mio immenso stupore la trovai bellissima, splendente anche sotto una pioggia battente. Vi trovai (ma lo capii molto dopo) l’esatto equilibrio tra ciò che sa di Alpi e ciò che sa perfettamente di una Francia di altri tempi. Vi vidi il medioevo e i tempi della Restauration. Mi stupirono tutti i canali e Magali continuava a dirmi “C’est comme Venice”.
Visitammo un parco pubblico e ci dissero che lì Jean Jacques Rousseau (che mi è tornato in mente grazie allo splendido post della grande Miss Fletcher) era solito incontrarsi con il suo amore, Madame de Warrens. En plein air, in quel parco, il grande Jean Jacques era solito appuntare in un taccuino i pensieri che poi diventarono le sue Confessions. Ma capii la grandezza di quel luogo molto dopo, come il resto. Poi venne il giorno di Lyon, dove trascorremmo tantissime ore e per questo non fummo mandati a scuola. Ricordo che pioveva che Dio la mandava ma quella città mi piacque da matti perché mi sembrava strana.
Anni dopo ci tornai e confermai i miei pensieri. La trovavo strana perché era la prima volta che visitavo una città con due fiumi, il Rodano e la Saona. Poi mi piaceva da matti quella strana chiesa sulla collina, quella che i lionesi chiamano L’Elefante Bianco. Per non parlare poi di Saint Jean, immensa e bellissima. Fu in quel momento che mi chiesi, probabilmente per la prima volta, come mai quando si parla di Francia si parla (quasi) solo di Parigi, Costa Azzurra e Provenza. Lyon mi piacque molto ma amai ancora di più la splendida Raclette che gustai per cena.
Jeter l’ancre un seul jour?
Uhm…vista la discendenza, non so se sarebbe il caso di puntare di nuovo sui Savoia…
Io mi butterei su qualche casata nordica XD
Ciao!
Forse è il DNA italiano che fa tanto male.
Hai ragione, meglio qualche casata nordica … 🙂
L'erede al trono di Danimarca sforna figli a nastro. Magari si potrebbe chiedere 🙂
Qui ci sono stato anch'io. E anch'io sono rimasto legato a quel formaggio speciale…
Se serve un re, io mi candido!
mi piace il tuo blog
ti seguirò (anche se suona un po' come una minaccia da stalker)
magari riuscirò a fare un salto ad annecy e lione la prossima primavera
Ma ciao favolosa!!!!!
Ecco un altro bellissimo posto (e che non serve l'aereo!) meraviglioso!!!!
Te l'ho detto… Leggerti è come fare un piccolo viaggio nei luoghi che descrivi e ritrovarmici la come investito dalla polvere magica di Peter Pan 😀
Son stato latitante negli ultimi giorni a causa della distruzione (quasi totale) del mio blog. Ed ora lo sto ricostruendo, quindi, se passi dalle mie parti, in questa settimana, aggiorna ogni volta la pagina con f5 ok?
ti abbraccio e ti auguro una favolosa buona domenica.
@Maurob: Benvenuto su questo blog! sempre detto … c'è del marcio in Danimarca
@MM: Fare il re è una grande incombenza. Se non altro per tutto il cerimoniale da imparare a memoria
@Stealthisnick: Benvenuto/a anche a te… Vedrai che Annecy ti piacerà!
@Devis: che è successo al tuo blog??? Dopo vado a vedere. Un abbraccio grande e buon lunedì.