
WESTMORELAND. O that we now had here
But one ten thousand of those men in England
That do no work to-day!
KING. What’s he that wishes so?
My cousin Westmoreland? No, my fair cousin;
If we are mark’d to die, we are enow
To do our country loss;
William Shapekeare, Henry V, III Act – Saint Crispen’s Day Speech (1599 ca.)
Quel giorno, nel Castello di Beaumaris, Gian mi fece sorridere declamando Shakespeare dall’alto di un torrione. Tempo fa, poi, durante un pomeriggio in cui avevo bisogno di incoraggiamento, mi sono ascoltata una splendida versione del discorso di San Crispino direttamente da Youtube. Sicché mi sono ripromessa che ne avrei parlato ma cavolo!! E’ già Il 25 Ottobre ed io me ne stavo dimenticando, avrei dovuto postarlo ieri. Non è da me, no… io non dimentico date, avvenimenti, battaglie, firme di trattati e simili. Io che infondo ho studiato Storia e la scelta non è stata casuale.
Quello che vi voglio raccontare oggi è la bellezze di pensare ad un viaggio tirandolo fuori da un pezzo di libro, dall’immagine di un quadro o dal gusto di qualcosa che ci piace tanto. Mettere quel pizzico di passione in più dentro ad una vacanza o ad un week end fuori porta è quello che ci fa rispondere in modo convincente quando qualcuno ci chiede “perché sei andato lì?” Per quel che mi riguarda, e non me ne vogliano i grandi tour operator, trovo più spesso l’ispirazione per un viaggio da un grande classico piuttosto che da un patinatissimo catalogo. Sicché, complice anche un film che ci è piaciuto da matti, quest’estate probabilmente (sperem) andremo a visitare il Nord-pas-de-Calais e probabilmente ci metteremo in mezzo al prato dove è stata combattuta la famossissima battaglia di Azincourt a declamare il bardo inglese e a giocare con le spade di legno facendo finta di essere il caro Enrico V (gallese, ci tengo a sottolinearlo) e il suo cugino Westmoreland. Pensando a queste cose mi è venuto in mente il mio primo viaggio a New York e la mia ricerca ossessiva dell’appartamento di Ghost. Mai trovato.
Ho ripensato a tutti quelli che vanno alla HB di Monaco e cercano tracce del putsch di Hitler. Che tra l’altro non è avvenuto lì. Poi mi è tornata in mente quella volta in cui, tranquilla e felice, mi sono letta l’incipit de “Il Piacere” di D’Annunzio seduta sulla scalinata di Trinità de’ Monti, gustando tutto parola per parola. Sono stata ad Aci Trezza e “i Malavoglia” letti lì hanno tutto un altro gusto. E un sapore meraviglioso è quello di “Piccolo Mondo Antico” letto proprio guardando il Lago in Valsolda. Sono andata in Camargue per un libro letto alle medie (pensate voi, alle medie!!) e perché, in quel periodo, adoravo una canzone de I Mercanti di Liquore. Per non parlare di quella volta che, a Parigi, ho costretto le mie amiche a fare tutti il giro della zona di Place de la Bastille solo perché lì è ambientato gran parte de I Miserabili.
Parlando di cinema “Le conseguenze dell’Amore“, di Sorrentino, mi hanno dilaniato piacevolmente l’anima proprio perché conosco uno ad uno i posti dove il film è stato girato. E ora, che non vivo più lì, non riuscire a riguardarlo senza farmi male. Sicché ora mi chiedo che cos’altro mi piacerebbe fare. Vorrei vivere la zona costiera e caraibica della Colombia per rileggere mille volte L’amore ai tempi del colera di Marquez. Mi piacerebbe viaggiare attraverso gli Yorkshire Moors fino ad arrivare ad Haworth dove i fantasmi di Cathrine ed Heachcliff si stanno ancora rincorrendo. (aggiornamento del 2017: ne ho poi visti molti di questi luoghi). Vorrei riuscire ad andare a Quimper, perché preparando un esame ho letto Fede e Bellezza di Tommaseo e mi sono chiesta come mai non si parla mai di un libro del genere.
Sarebbe bello ritrovare il Castello di Macbeth oppure rivedere qualcosa della Londra di Dickens.
Pensando all’Italia, inutile dire che leggere della fuga di Renzo Tramaglino sui bordi dell’Adda ha tutto un altro gusto e vi dirò anche che, quando ero poco più che ventenne, sognavo di fare in bici i colli bolognesi ripetendo dentro la mia testa “pedalava come un girardendo appena un po’ più basso e rock“. Pensando ai telefilm, con Gian siamo andati a Portmeirion e lui, da buon appassionato di The Prisoner, si sentiva quasi un ragazzino e continuava a dirmi “I’m not a number, I’m a free man“.
Rileggendo questo post mi accorgo di essere una persona dai gusti classici. Forse perché i classici mi sanno di storia, di cose belle ed hanno dentro loro il gene dell’eternità. E a me piacerebbe sempre che i viaggi fossero eterni.
Anche quelli che non ho ancora fatto… per questo da oggi questo blog annovera anche l’etichetta “fantaviaggi“.
Si tratta di tutti quei viaggi che non ho ancora fatto ma che ho già organizzato alla perfezione. Sono pazza, dite? Forse sì. Ma mi adoro così.
E qual è il libro, l’opera d’arte, il verso di una canzone che vi ha portati in qualche posto o che semplicemente vi ha fatto mettere il piede fuori di casa? Perché lo so che non sono l’unica ad avere queste inclinazioni… we few, we happy few, we band of Brothers. Voi fatemelo sapere… nel frattempo io mi riascolto il discorso di San Crispino, questa volta in lingua originale… perché, ve lo dico, per Branagh andrei in capo al mondo.
Oddio, se sei pazza tu solo per aver messo l'etichetta fantaviaggi, non oso immaginare cosa pensarai di quello che scrivo io. XD
Vabbè, io sono folle, lo ammetto.
@Chagall: allora folleggia!! Dove vorresti andare?
No!!! tu non sei affatto pazza!!!! Sei adorabile!!!!!
E i fantaviaggi sono veramente delle chicche dal quale non mi sottraggo neppure io..
(solo che a differenza di te, poi, i viaggi, anche se coordinati alla massima perfezione, li faccio veramente pochi e -sai bene- l'aereo… Non lo amo affatto)
Ciao carissima!!!!!
Grazie anche questa mattina per questa sorpresa.
Buona giornata!!!! 😀
@Devis: e ti dirò di più… faccio anche fanta-shopping!! 🙂
Ma fantastica!!!!
(gurada… ti dirò che lo faccio anche io… :D)
A me piacciono molto Asimov e Dick. Sono duri da organizzare questo tipo di fantaviaggi…
Cara Giovy, ora qui devo soffermarmi un attimo e spiegarti cosa sia questo post e ciò di cui hai parlato per me. Io le ho sempre vissute questo tipo di suggestioni, e ne sono andata in cerca ogni volta che un autore mi ha coinvolto.
Keats, Balzac, Zola, Joyce, Wilde…i loro libri e i loro luoghi, li ho cercati, per capirli meglio, credo sia servito, almeno a me.
E ho provato un'emozione che non so descrivere, lo hai già fatto tu per me.
E poi Enrico, Enrico V. Su quel testo e su altri cinque di Shakespeare ho fatto due esami universitari, con un professore che sapeva incantare quando ne parlava, lui raccontava e tu restavi lì a bocca aperta.
We few, we happy few, bands of brothers..mi ha sempre fatto venire un brivido.
Ancor più quando l'ho sentito pronunciare da Kenneth Branagh…Giovy io quel film l'ho visto centinaia di volte, comprai la cassetta, a Londra, nel 1990 e da allora ogni volta che lo vedo, ogni volta che lui pronuncia quelle parole mi sento quel brivido nella schiena e nessun altro film al mondo mi ha mai fatta sentire così.
Chiunque senta il medesimo brivido è mio fratello, nell'animo e nel sentire. E tu lo sei.
Scusa se sono stata così prolissa e ho tanto approffittato di questo tuo spazio, ma non avrei saputo come esprimermi più brevemente.
Ti abbraccio, tesoro.
Che bel commento che mi hai lasciato cara Miss Fletcher! 🙂 Qui ognuno può essere prolisso quanto vuole. Scrivi sempre tutto ciò che pensi! 🙂
E quando vuoi rivedere Branagh… fai un fischio! Io ebbi l'occasione di vedere il Macbeth messo in scena da lui con la compagnia del Globe. Lui era il regista ma alla fine è sceso sul palco. Che spettacolo di uomo. A mio avviso recitava Shakespeare fin dalla culla.