
Un viaggio a Liverpool non può non portarvi al di là del fiume. C’è un posto poco frequentato al di là del Mersey, sulla Penisola di Wirral, pochissimo più su di Liverpool e vicino a Birkenhead. Quel posto si chiama New Brighton. Più volte, restandomene seduta su di una panchina dell’Albert Dock, la sera, guardavo al di là della foce del Mersey e mi dicevo “chissà com’è guardare Liverpool da di là“. Sicché, sto giro, ci sono andata. Io e Gian abbiamo preso l’autobus 432 (ma va bene anche il 433… quello che passa prima) da Sir Thomas Street, non lontano dal Lobster Pot, il miglior chippy di Liverpool.
Andata e ritorno circa 4£ a testa. New Brighton è il capolinea sicché potete fare come noi, sedervi al piano di sopra del double-decker e godervi quei circa 20 minuti di viaggio attraverso un’Inghilterra vera e viva, fatta di strade normali, per gente normale, impegnata nelle proprie attività, senza nessun contatto turistico di nessun tipo.
Tra Liverpool e la penisola di Wirral non ci sono ponti, ci sono solo tunnel. Passato uno di quelli siamo spuntati in quel territorio che io continuavo a definire “di là”. E “di là” c’era un posto che volevamo visitare, Fort Perch Rock, ovvero baluardo ottocentesco costruito per difendere il porto di Liverpool.
Quando scendemmo dall’autobus rischiammo di essere portati via dal vento che soffiava come nel migliore dei miei sogni. A New Brighton c’eravamo solo noi… noi e un bagnino che pattugliava la spiaggia lasciata a vista dalla marea e un gruppo di operai che lavoravano alacremente per portare a termine un mega Travelodge che renderà sicuramente più popolata e più vacanziera quella zona. Già, perché New Brighton altro non sembra che una stazione balneare abbandonata dagli anni ’70, con un paio di fish & chips sempre ben graditi e una promenade appena rimessa a posto. E’ in una fase di riqualificazione sicché non vi nascondo che, a mio avviso, l’estate prossima potrebbe essere ben diversa.
Faceva freddino dato il vento e, fatalità, io indossavo lo stesso maglione che sto portanto ora. Avvolta nella felpa col cappuccio e nella sciarpa (ma temeraria nei miei bermuda e sandali) camminavo con Gian verso una spiaggia tempestata dal vento … ma così bella, così nordica, così atlantica, da non trovare altri aggettivi per definirla.
E lì, a far la guardia assieme al forte c’era il faro… solo e solitario, fiero sulla bassa marea. Ed io già mi immaginavo come sarebbe stato in mezzo alle onde impetuose del freddo mare tra Liverpool e l’Irlanda. Quel posto mi conquistò probabilmente per il fatto di essere solitario ed impetuoso, come tutti i fari dovrebbero essere nel migliore degli immaginari.
Cominciai a camminare sul quella specie di piccola diga di scogli che il braccio umano aveva messo a protezione della spiaggia. Davanti a me il faro e il mare, dietro di me il forte, sulla mia sinistra ancora sabbia e tanto vento a mitragliarmi le gambe con minuscoli granellini che sembravano sassate in quel momento. Alla mia destra il Mersey e la sua foce… un traghettto navigava placido e si guadagnava lentamente l’uscita dalla foce del fiume. Il suo fianco diceva Liverpool-Belfast Line. Le nuvole cominciavano a radunarsi impetuose sopra di noi e il vento cominciava a portare le prime gocce di pioggia. Noi andammo verso la promenade dalla quale il panorama di Liverpool, delle sue due cattedrali (la cattolica, stranissima e la protestante, uscita da Gotham City) e della Radio Tower è un qualcosa di bellissimo.
Per la prima volta vidi Liverpool da un punto di osservazione diverso. Non da dentro, come sempre. Non con il nasu in su ma da di fronte. O meglio, da “di là”, come dicevo sempre. E per me era ancora più bella. Sicché devo ringraziare New Brighton e quel giorno pieno di vento per avermi spinto di nuovo a vedere le cose da un punto di vista diverso. Perché anche un viaggio può essere sfaccettato e polytropos. Quasi fosse una persone da conoscere in tutti i suoi aspetti. Per questo motivo, probabilmente, ritornerò (potendolo fare) in posti già visti.
Tornammo in centro a Liverpool dopo aver bevuto un caldissimo e buonissimo tea nella caffetteria del Floral Pavillion, in mezzo ad infinite vecchiette inglesi dai vestiti e dai cappelli improbabili. Tornammo… è vero… ma più consci del fatto che val sempre la pena di cercare, ovunque, un “di là” dal quale osservare le cose.
Mi hai ricordato uno dei miei sogni ricorrenti: vivere in un faro e guardare l'orizzonte, affacciato alla ringhiera che corre tutto intorno alla lanterna.
Felice di avertelo ricordato. Stay tuned per i prossimi post (ci saranno dei bei fari…) 🙂
E pensare che io dovevo andarci, ma mi hanno dirottata altrove 🙁
Ciao Giovy,
splendido racconto e straordinaria la foto del faro, mi manca, lo segnerò nell'agenda delle cose da fare, chissà un giorno ….
Angela
Giovy…il vento! Sul mare! Che poesia, romantica e bellissima, ti ho immaginata camminare sulla spiaggia di Brighton, perché tu ti sei dipinta come su un quadro, così ti ho vista, grazie alle tue parole…
@Whoever: allora la prossima volta pretendi di oltrepassare il Mersey e dirotta tu i tuoi compagni di viaggio.
@Angela: grazie mille per essere passata da me.New Brighton merita davvero un giretto.
@Miss: spero possa andarci anche tu un giorno, su quella spiaggia. E grazie sempre per le tue parole
Solo un vero appassionato di UK puo' capire le sensazioni da te provate. Ora mi hai fatto venir voglia di tornare a LIverpool per innamorarmi di una nuova Brighton e guardare le cose da una prospettiva diversa!
😀 grazie mille.
A chi lo dici… ho una voglia di partire che mezza basta!