
Una delle mie più grandi passioni di viaggio (e di vita) è Cuba, perché mi è entrata nel cuore nel lontano 1999, e quando arrivare settembre, non so perché (lo so, lo so il perché) penso a Cuba. Ci penso più oggi che il 26 Luglio, giorno molto importante per l’Isla Grande e la sua storia. Ci sarà modo di capirlo: per me la storia e il viaggio spesso girano per il mondo assieme. A Cuba questo binomio si è stretto, dentro la mia testa, ancora più fortemente.
I rumors che girano in rete aiutano moltissimo. Annissimi fa, ero appena ventenne (non che abbia cent’anni ma dieci in più dei venti ce li ho tutti), ero solita andare in vacanza sempre a settembre. Era una vera goduria perché in Agosto si lavorava bene da soli e in Settembre c’era sempre pochissima gente. Il mio primo volo per l’Avana, infatti, aveva un sacco di posti liberi.
Partii il 5 settembre, mi ricordo. Ero emozionata come non mai: il mio cuore rimandava emozioni contrastanti. C’era la voglia di essere già là per, finalmente, conoscere quell’isola; c’era anche l’incertezza di trovare o meno la miseria che trovai l’anno prima in Brasile. Al mio arrivo mi accolse una città umida e calda… ed io imparai ad amarla subito. La Habana: o la ami o la odi. Non ci sono vie di mezzo. Il grigio non esiste. Bighellonai per l’isola con delle amiche. Girammo soprattutto le zone classiche, fino a Santa Clara. Lì vidi il più bel temporale della mia vita.
Tornai a Cuba anni dopo. Molto più consapevole di tante cose. Avevo deciso di scrivere la mia (neverending) tesi sul ruolo che gli studenti cubani avevano avuto nello sviluppo delle fasi rivoluzionarie. Fu di nuovo amore totale verso quell’isola e disgusto completo verso chi la sfrutta per la ricerca del proprio spregevole piacere.
Ho visto una cosa nei miei viaggi a Cuba che è mancata nel miei successivi incontri con il Centro-Sud America: la dignità. Una dignità mai strappata ma forse a volte messa a repentaglio da un embargo fin troppo sbagliato. Confrontarsi con i totalitarismi non è mai una cosa semplice. Sono la mia folle passione storica e non mi stancherei mai di analizzarli, se ne avessi il tempo. Castro ha sbagliato molto ma è riuscito ugualmente a far sì che quella bellissima isola non perda mai la dignità svendendosi per fame e necessità totale. Il luogo che mi accolse a La Habana si trova sul Malecon.
“… e gli avvoltoi volavano bassi sul Malecon“, scrisse David Riondino.
Li vedo ancora quegli avvoltoi… sia sul marciapiede che nel cielo arancio intenso del tramonto. Piccolo consiglio spassionato: non andate a Cuba per andare (solo) al mare. Altre zone dei caraibi sono sicuramente molto meglio da quel punto di vista. Andate, invece, a conoscerla, viverla, sudarla e amarla … o odiarla, se volete.
Ho letto il tuo articolo tutto d’un fiato e quanto amo la tua frase finale “Andate, invece, a conoscerla, viverla, sudarla e amarla … o odiarla, se volete.”
Cuba è Cuba ed è proprio vero che o la sia odia o la si ama … e io chissà … non vedo l’ora di partire!
Vedrai che bellezza.